Come tutti sappiamo, la radiazione solare incide sulla superficie terrestre con un angolo diverso a seconda della latitudine a causa della forma sferica del pianeta e dell’inclinazione dell’asse terrestre.
Dunque, in base alla massima o alla minima radiazione solare che raggiunge il suolo, possiamo definire i periodi equinoziali e quelli solstiziali.
Le radiazioni solari giungono perpendicolarmente ai due tropici nel solstizio, mentre durante gli equinozi l’angolo di 90° si ottiene all’equatore. Conoscere il momento dell’anno nel quale la differenza di temperatura tra alte e basse latitudini si fa più alta, ci permette di stabilire il momento in cui un affondo del vortice polare verso sud innesca la formazione di intensi sistemi depressionari.
I due equinozi di primavera e di Autunno corrispondono quindi al momento astronomico in cui all’equatore si ha il massimo riscaldamento. Un riscaldamento che si riflette alla superficie del mare e al suolo con un certo ritardo, mensile, dovuto alla lentezza di assorbimento di calore per la presenza dell’atmosfera.
La storia ci ricorda numerosi episodi di forte maltempo nei periodi immediatamente successivi ai solstizi.
Queste sono le tempeste equinoziali, delle bombe energetiche che traggono origine da contrasti termici tra Polo ed equatore così elevati da innescare onde di Roosby talmente profonde da raggiungere i tropici. Spesso l’Europa è stata sconvolta da queste bombe ad orologeria ed ora i centri meteorologici europei gli danno anche un nome.
Un cordiale saluto
Luca Romaldini